Un'antica strada scavata nella roccia parte vicino al paese e in due ore di camminata ci porta a riscoprire i resti dell'abitato medievale che affiorano dalla vegetazione. Il pianoro soprastante è delimitato dai ruderi di due rocche che, da sopra un fossato, proteggevano il castello e di una grande chiesa ad aula con un campanile a vela e archi diaframma che sostenevano il tetto di legno. A partire dal 500, dopo l'abbandono del castello, originariamente appartenente alla contea aldobrandesca, la popolazione locale si trasferì nel vicino San Quirico e buona parte degli edifici furono smontati e le pietre riutilizzate per le nuove case.
Una parte degli abitanti rimase però a vivere nelle grotte di Vitozza fino a tutto il 700, tanto che conosciamo i nomi di alcune famiglie, tra queste ricordiamo una donna detta "la rossa".
La tipologia delle grotte è assai varia e si va dalle abitazioni, a più stanze, anche su due livelli, con nicchie e fori per inserire mobili di legno, camini, depositi per il cibo e scale scavate nel tufo, ad abitazioni ad uso promiscuo con stalle e mangiatoie. Troviamo forni, impianti per pigiare l'uva, vasche per tingere le stoffe e colombai con le caratteristiche nicchie per allevare i colombi.
La visita può continuare lungo una ripidissima via cava fino al fiume Lente, oppure possiamo tornare in paese lungo il sentiero ombreggiato e andare a gustarci i magnifici tortelli del ristorante